Secondo incontro: una parola da celebrare

La relazione di don Daniele Piazzi è stata estremamente ricca e agevolmente si poteva seguire attraverso le diapositive. Presto sarà in linea una parte del ricco materiale che ha esposto. Fissiamo però da subito alcune idee chiave molto importanti:
La parola ritorna evento
1) La parola nasce dagli eventi, da una storia di salvezza. E tende a ridiventare evento. La liturgia permette alla parola divina di ritornare ad essere fatto, avvenimento coinvolgente. Non si tratta dunque soltanto di "leggere" qualcosa per "farsi capire". Si tratta di permettere alla parola di "accadere". In altre parole: si tratta di andare oltre la lettura di un testo. Si sta svolgendo un  “rito”, un’azione. Gli elementi visivi, i gesti, i canti, i suoni, i profumi... tutto l’insieme parla.

Liturgia muta, e assemblee sorde...
2) Quando uno parla, se non emette voce nessuno può sentire. È il suono che permette di recepire il messaggio. Entrando nella liturgia, entriamo in un regime di mediazione, dove svariati segni ci prendono per mano e ci accompagnano all'incontro con Dio.
Se non si fa attenzione a questo insieme di segni, e all’equilibrio che lo regola, rischiamo di avere una liturgia “muta”. E d’altra parte, se chi dovrebbe recepire ha il cerume nelle orecchie, abbiamo parimenti una liturgia “sorda”. Inutile alzare fastidiosamente il volume. Prima togliere il cerume...

Una parola pervasiva: nonsololeletture
3) La parola anima la liturgia in tutte le sue dimensioni, non solo nelle "letture". I versetti, le antifone, i dialoghi tra il celebrante e i fedeli... sono tutti ispirati alla Parola di Dio. "Il signore sia con voi" "E con il tuo spirito" "vi benedica Dio onnipotente...": dall'inizio alla fine tutta la celebrazione vive di riferimenti costanti alla parola divina. A volte i nostri maldestri interventi per rendere la liturgia "più partecipata" o "più comprensibile" rischiano proprio di cancellare questo riferimento così importante e decisivo. E' quello che è successo ad esempio con il canto: invece dei canti biblici, si è finito per proporre i "nostri" canti, spesso usa-e-getta, qualcuno incapace di nutrire in profondità la vita cristiana.

Un evento sempre nuovo
4) Anche per i sacramenti vale lo stesso discorso: essi provengono, rimandano, interpretano la parola divina. Anzi: ogni volta che si celebra la parola parla in maniera diversa, alle diverse comunità, nelle diverse epoche della loro crescita e della loro esperienza (per inciso: anche i sacramenti sono "segni"; occorrerà dunque fare attenzione a non renderli troppo "misteriosi"; e porre uguale attenzione che non siano eccessivamente banalizzati.

Spazi e tempi
5) La celebrazione in concreto. Si svolge nello spazio e nel tempo. Per celebrare sono necessari tempi e spazi, non astratti, ma concreti e concretizzabili. Il tempo della liturgia della parola ha una dimensione caratteristica: l'alternanza. Si tratta di una struttura dialogica: Dio parla, l'uomo risponde. Il dialogo si svolge secondo modalità che non decidiamo noi, che non rispondono al nostro capriccio, ma alle esigenze profonde della storia della salvezza.