A caccia del mistero

Un’immagine per esprimere il mistero

Un'immagine per esprimere
"il mistero nascosto nei secoli"... la Parola che deve
essere espressa dalle nostre parole... Migliaia di parole non bastano
a dirlo: potrà bastare un'immagine? Circa quattro millenni sono
passati da Abramo a noi: come riassumerli, sia pure in uno striscione
di 4 metri x 3?

Una specie di caccia al tesoro...

Il mistero e l'immagine: come stanno insieme? Faremo una specie di caccia al tesoro. Da un'opera d'arte all'altra. Ogni volta ci chiederemo: dove sta il mistero? Come l'artista lo esprime?

Tappa 1: Michelangelo

Il mistero è nell'età di quella Madonna,
troppo giovane per portare tra le braccia il figlio
morto. E' lì, davanti agli occhi e nessuno lo nota. Qualche interprete dice che è una sorta di previsione: la giovane Maria che medita sulla sorte del Figlio: "A te una spada trapasserà l'anima". Il mistero è
ciò che tutti vedono, e solo qualcuno osserva.

Tappa 2: Simone Martini

Il mistero è nel ritrarsi della Vergine. Paura e accoglienza insieme. Si nota dopo: prima si vede l'eleganza delle vesti, il panneggio dell'angelo che atterra, lo splendore delle ali... solo chi sa guardare oltre, può cogliere il dettaglio che apre all'infinito.

Primo indizio: il dettaglio decisivo

Il mistero è in un dettaglio. Quello che fa passare dal visibile all'invisibile. Come il raggio di luce di Caravaggio. Che dopo i primi quadri (assolutamente realistici e luminosi, fin troppo "veri") comincia a
oscurare la scena. Solo un fascio di luce attraversa il quadro della
vocazione di Matteo, accompagnando ed estendendo il gesto della mano di Gesù. Fino a colpire il chiamato...

Vicolo cieco: senza mistero

Non c'è mistero invece nella madonna di Raffaello. Bella e dolce, come una bella mamma, spensierata col suo bimbo. Semmai il mistero è la bravura dell'artista. Perché il dono di dipingere con tanta grazia e naturalezza è stato dato proprio a lui?


Secondo indizio: il valore dell'non-finito

Di nuovo Michelangelo. Un'altra pietà: la pietà Rondanini. Scavata, tormentate nel non-finito. Non liscia e levigata, perfetta come la prima... e proprio per questo, forse, più affascinante.
Michelangelo scopre progressivamente che lasciare incompiute alcune parti dà un senso che nessuna levigatura potrà mai dare. Il mistero è in un dettaglio, dicevamo. Quel dettaglio che va oltre il visibile...


La pista giusta


Nella Trinità di Rublev il racconto scompare. L'icona dovrebbe rappresentare Abramo che ospita i tra angeli... ma Abramo non c'è, restano solo i tre angeli, che ad uno sguardo attento sono inscritti in un cerchio. Ma non è un cerchio chiuso, è un cerchio che vibra, che sembra ruotare... Al calice, piccolo, in primo piano, corrisponde un calice più grande, che occupa tutta la scena. Il calice dell'amore inesauribile di Dio: solo chi aguzza lo sguardo può riconoscerlo. Il mistero è nei contorni, nelle forme
geometriche impreviste, che emergono solo da una seconda lettura, da uno sguardo nel profondo.

Sempre sulla pista giusta: ancora una Trinità

Il mistero è oltre la
realtà. Lo avevano capito gli antichi iconografi: occorre andare
oltre la realtà visibile, e osare di esprimere l’invisibile. In
ogni buon quadro possiamo individuare quel dettaglio che sfonda il visibile e si apre all'invisibile. Nella Trinità di Masaccio è la
composizione triangolare e lo scambio dei colori. Rosso e verde
complementari, due colori per un'unica luce. C'è davvero bisogno di
figure?


L'arrivo imprevisto... ma dove si va a finire?

Senza più figure

Lucio Fontana fa un taglio nella tela. Gesto di rabbia, di denuncia, provocazione astuta e furba? O desiderio di sfondare la barriera del visibile? Negli altri quadri avevamo delle figure, e un dettaglio che sfondava nel mistero; qui resta solo quest'ultimo: incorniciato e messo in primo piano.

Senza speranza?

Gli esempi si possono moltiplicare. Ma sono solo dettagli, frammenti. In ogni grande opera d'arte c'è un frammento, un dettaglio che si apre a un aspetto del mistero. Ma non è quello che stiamo cercando. Noi cerchiamo il mistero tutto intero, il mistero nascosto nei secoli, e finalmente svelato... ma esiste un'opera così? Ha mai tentato un artista di rappresentare in un'opera la totalità del progetto di Dio? La Cappella Sistina
potrebbe sembrarlo. Si va dalla creazione al giudizio. Ma è una
serie di scene. Le figure dei profeti. L'architettura complessiva,
che chiede di essere raccontata e spiegata. Forse è impossibile,
rassegniamoci. Il mistero tutto intero è troppo per la nostra mente,
figuriamoci per un quadro...

in ascolto

ma che dice Gesù? Anche lui ha avuto lo
stesso problema: "A che
cosa posso paragonare il Regno di Dio? O con quale parabola potrò
esprimerlo?"

Il regno è come...

Gesù racconta le parabole del Regno, che parlano appunto del mistero invisibile. Non lo spiegano, ma lo raccontano, per allusioni:

il tesoro nascosto nel campo

la perla preziosa

il granello di senape

il lievito nella farina...

forse è qui che dobbiamo
cercare?

Il regno è come lui

Gesù realizza il mistero nascosto nei secoli. In ogni suo gesto. Tutto l'amore di Dio è lì mentre guarisce il lebbroso, mentre parla alla folla, mentre parla ai discepoli...

Un'immagine antica?

Forse allora il mistero nascosto potrebbe essere un'icona. Quelle che conosciamo da sempre: Gesù, col fondo oro, un libro in una mano, la benedizione nell'altra... e tutta quella serie impressionante di dettagli che sfondano il visibile: la testa troppo grande, gli occhi spalancati,
il viso dolce o severo, i colori simbolici, il fondo oro, che allude
ad uno spazio non più solo terreno... ma è una cosa già vecchia,
già vista.

Ancora in ricerca

Esiste davvero un'opera
d'arte antica che esprima quello che cerchiamo? Dobbiamo davvero
trovarla?

Il regno è un mistero

Torniamo alla lettera agli
Efesini. Che sia di Paolo o no, è una discussione esegetica che per
il momento si può lasciare da parte. Quel che interessa è che qui
si dice qualcosa di assolutamente inedito. Il Regno di Dio, il
progetto di Dio, viene reinterpretato come "mistero". E' un
concetto nuovo, adatto a tempi nuovi. Non si discute più di fede e
grazia. Non si parla più di fine del mondo, di legge di Mosè, di
Vangelo... non perché il Vangelo non c'entri, ma perché è stato
detto in modo nuovo.

Che cosa cerchiamo?

Questo stiamo cercando. Un
modo nuovo di dire il Vangelo di sempre. Una traduzione nel
linguaggio del nostro tempo. Davvero dobbiamo ricorrere a un'immagine
del passato? O la novità consiste nel fare il cd, per cui l'immagine
antica è digitalizzata e rimasterizzata, resa manipolabile,
reinterpretabile...?

La caccia continua...

... ma il tesoro non è ancora trovato. E resta un dubbio: dobbiamo cercarlo nel passato o nel futuro?