L’alfabeto ebraico - dizionario

L’alfabeto ebraico è composto da xx lettere, tutte consonanti.

Deriva dall’alfabeto XX, che a sua volta sembra risalire all’alfabeto YY

alef

La prima lettera dell'alfabeto ebraico è alef.

Questa è la sua forma:

א

indica l’arresto glottidale (in inglese glottal stop), ovvero l'assenza di aspirazione quando una parola inizia per vocale. In italiano è difficile rendersi conto questo, perché un simile suono non esiste nella nostra lingua, e soprattutto nella nostra grafia. Se chiediamo a dieci persone di dire la parola ”albero”, probabilmente tre su cinque diranno (in realtà) “halbero”, con una leggera aspirazione davanti alla prima vocale. Le altre diranno ’albero, senza nessuna spirazione strisciante, ma anzi serrando leggermente le corde vocali. Più o meno quella è la pronuncia che in ebraico si indica con la consonante ’alef.

Per cominciare possiamo imparare due parole fondamentali:

padre:
אב “padre” pronuncia: ’ab
madre: אם pronunciato ’em

אַבְרָם Abramo

אַבְרָם Nome proprio: Abramo.

[אַי] Dove...?

Avverbio interrogativo. Dove....? Sempre seguito da un pronome. Gn 3,9: אַיֶּ֫כָּה "Dove [sei] tu?", o anche da un nome: Gn 4,9: אֵ֖י הֶ֣בֶל אָחִ֑יךָ "Dov'è Abele tuo fratello?".

ah fratello

אֵל verso, a


אֵל
Preposizione. Verso, a, in, in direzione di…

אָב padre

Sostantivo maschile. Plurale: אָבוֹת ; con pronomi: אָבִי, “mio padre”,

אוׂר luce


אוׂר
Sostantivo maschile. Luce.

bet

La seconda lettera dell'alfabeto ebraico è (()) bet

בְּרִית bərîṯ


בְּרִית
Sostantivo femminile. Il senso fondamentale è quello di un impegno solenne, di un legame costituito tra due parti: variamente tradotto con alleanza, patto, accordo.

בָּטַח confidare, credere

Il verbo בָּטַח significa "confidare, credere". Probabilmente da un senso originario di "appoggiarsi", da cui "fare affidamento su".

בָּרָא creare

Il verbo בָּרָ֣א indica etimologicamente il dare forma tramite il lavoro artigianale; nella Bibbia ebraica è riferito prevalentemente a Dio con il senso specifico di "creare".

gimel

ג - ghimel è la terza lettera dell'alfabeto ebraico.

Dalet

la quarta lettera dell’alfabeto ebraico è DALET

jod

La jod è la consonante approssimante palatale che nell’alfabeto fonetico internazionale è indicata con il simbolo [j]; si tratta di un suono presente anche in italiano, in tutte le parole che cominciano con i+vocale (esempio: ieri): la i iniziale indica propriamente un suono consonantico (che però non è più avvertito come tale, e non più segnato graficamente). Viene anche chiamata semivocale o semiconsonante, per la sua natura intermedia.
La forma nell’alfabeto quadrato è

, e la sua traslitterazione si fa con y oppure con J.

יוֹם “giorno”

יוֹם
Sostantivo maschile: giorno. Plurale: יָמִ֥ים

mem

La lettera מ rappresenta uno dei suoni più diffusi nelle lingue mondiali: la nasale bilabiale, corrispondente all’italiano “m“.

Da notare è la doppia forma che la lettera assume:
מ o ם
rispettivamente in principio e in mezzo alla parola, o alla fine.

מֹשֶׁה Mosè


מֹשֶׁה
Nome proprio: Mosè

nun

Nasale dentale, come l’italiano n.
Anche la nun ha due forme, una iniziale-mediana, l’altra finale.

נ ן

נגה risplendere


נָגַהּ
verbo. Risplendere, illuminare, rifulgere.
NB: si noti che la terza consonante radicale è una he etimologica, non derivata, come nei verbi di terza he.

qof

In italiano la lettera q non si distingue dalla c occlusiva, ma ha un uso nella grafia, sempre accompagnata dalla vocale u. Di per sé sarebbe possibile scrivere "cuando", "cuesto" e via dicendo, senza particolari problemi di comprensione e proncia.

Nelle lingue semitiche esisteva invece uno specifico fonema q, occlusiva uvulare sorda, che si è tuttora conservato in vari dialetti arabi. Il nome geografico "Iraq" lo contiene nella lettera finale.

קָרָא

verbo. Proclamare ad alta voce, gridare

resh

La lettera resh in ebraico è una consonante particolare, che assume un comportamento simile alle gutturali.

רָאָה vide


רָאָה
Verbo. Qal: vedere. Nifal: apparire. Hifil: mostrare.

sade

צַר angoscia, nemico

Il sostantivo צַר indica l’angoscia, letteralmente l’essere “messi alle strette”, o oppressi; indica anche il nemico, l’oppressore. La radice appare analoga al verbo צרר .

shin

La lettera shin indica la fricativa postalveolare sorda (simbolo fonetico internazionale: ʃ). In italiano corrisponde al grafema “sc” di parole come “scena, scettro, scemo”, o “sci” in parole come “sciatore, scibile, scimunito”.
Secondo le ricostruzioni degli studiosi, nel semitico originario dovevano esistere tre suoni sibilanti, che hanno dato esiti diversi nello sviluppo linguistico: ma in ebraico, furono trascritti con due sole lettere: samech e sin. Solo in seguito sopravvenne l’esigenza di distinguere tra i due suoni sin/shin mediante il punto diacritico. La shin è dunque indicata con il punto posto a destra:
שׁ.

שׁמע ascoltare


שׁמע
verbo: ascoltare.

sin

Nell'alfabeto protosemitico la sin non si distingue dalla shin; anche nell'ebraico moderno, non vocalizzato, esse si scrivonoallo stesso modo:

ש

Probabilmente in questo segno consonantico vennero a confluire due diversi suoni sibilanti della lingua proto-semitica originaria:
- la fricativa laterale alveolare sorda, divenuta s'in, e praticamente equivalente a samech
- la sibilante palato-alveolare, divenuta shin.

Nella notazione attuale la sin si scrive con il punto diacritico a sinistra:


שׂ

שָׂרַי Sara


שָׂרַי
Nome proprio: Sara (moglie di Abramo).

tau

La tau è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico. La sua forma antica era a forma di croce: per questo viene citata in Ez **?, e successivamente introdotta come simbolo cristiano.
La forma nell’alfabetro quadrato è :


ת

תוֹרָה legge


תוֹרָה
Sostantivo femminile. Insegnamento, legge. Soprattutto usato per la Legge di Mosè.