L'ascolto della Parola e il canto

Qualcuno si è stupito di trovare in un corso per i lettori un laboratorio dedicato al canto. Che, forzatamente, vista la complessità dell'argomento, ha aperto scenari amplissimi. L'obiezione è però piuttosto ingenua. La liturgia vive del canto. Sto olo in una giusta alternanza di canti, acclamazioni, silenzi, trova il suo ambito vitale.

Già la relazione di don Daniele aveva messo sull'avviso: la nostra tradizione liturgica comprende tutta una serie di canti che ruotano attorno alla parola divina: antifone, canto al vangelo, versetti, responsori... nella stessa proclamazione delle letture la conclusione può essere cantata.

Il lettore non può non saperlo. Anche se egli non canta personalmente l'acclamazione "parola di Dio", deve tuttavia sapere che essa dovrebbe essere cantata. Anche se non è in grado di cantare il salmo responsoriale, deve tuttavia sapere che la forma cantata è quella preferibile. Anche se non sarà lui, il più delle volte, a dirigere il canto dell'assemblea, e a scegliere i canti da farsi, tuttavia potrebbe ritrovarsi a spiegarli, e deve avere la competenza necessaria.

Il canto dunque fa parte dell'indispensabile bagaglio culturale del lettore. E sul versante tecnico? Egli deve sapere che è preferibile che egli sappia eseguire alcune piccole parti cantate.