La Passione n. 2 / Sofferenza e piaghe

N. 2/ sofferenza e piaghe
Dionigi e Marianna
Il primo gesto di violenza, paradossalmente, e la prima piaga, è l’orecchio tagliato del servo del sommo sacerdote. Il primo gesto di violenza aperta è compiuto da uno dei discepoli di Gesù. Questo mostra quanto ci è difficile accettare il suo messaggio di amore, essere come lui nella Passione.
Intendiamo sofferenza come sofferenza morale; le piaghe come sofferenza fisica. Da questo punto di vista il racconto si divide in due parti: prima prevale l’angoscia, la tensione, l’attesa oscura di qualcosa di terribile. Poi arriva la sofferenza reale, fisica. Ma possiamo chiederci qual è la più grande: Gesù soffre soprattutto perché coloro che lo offendono sono coloro che egli ama. E anche l’evangelista evita di soffermarsi sui dettagli più crudi, e mette in evidenza soprattutto il dolore dell’anima, il dolore dell’amore tradito.
Gesù si abbandona alla sofferenza. E possiamo vedere tre fasi: prima si abbandona al Padre, poi è consegnato nelle mani dei Giudei, infine è consegnato dalle mani di Pilato ai soldati, per essere flagellato e crocifisso. È un crescendo di sofferenza fisica, ma anche un crescendo di sofferenza morale: quando sulla croce gli viene detto “salva te stesso”.

N. 3/ peccato
Antonello
La parola peccato non c’è nel racconto della Passione. Così almeno mi pare. C’è la parola bestemmia: ma non è vista come peccato, bensì come reato. I capi, Pilato, il popolo: nessuno si interessa in profondità del peccato, di ciò che riguarda Dio. Tutti invece sono intenti a dimostrare un reato, e a valutare la punizione. Non c’è più giustizia: solo interesse personale. Non è quello che sta succedendo anche oggi nella nostra società?

N. 4/ croce
Flavio
La croce viene prima simbolizzata, poi raccontata. Il vaso infranto, il pane spezzato, i denari elargiti, il calice del sangue, il calice amaro che Gesù deve bere, il bacio del traditore… sono altrettanti annunci simbolici della croce. Alcuni di essi sono passati nella liturgia. Ciò significa che la croce è una realtà che riguarda la nostra vita, e che forse dovremmo essere più attenti a riconoscerla. Non come Pietro, incapace di vedere oltre: si addormenta nel Getsemani, e si accoccola al caldo fuoco dei servi chiacchieroni. E al momento giusto cede.
Solo a partire dalla condanna la croce viene finalmente raccontata, anzi diventa la parola chiave. Fino alla massima tentazione: “Scendi dalla croce!”. La prima difficoltà è dunque riconoscerla. E solo chi ha uno sguardo profetico, simbolico può farlo (ed è un dono dello Spirito). La seconda difficoltà è restare…

n. 5/ morte
Alessia
Barabba è un omicida. Uno che ha provocato la morte. Uno che merita la condanna a morte. Ma al suo posto muore Gesù. In questo scambio, sta l’essenza della nostra salvezza.
Ma perché muore Gesù? Nel racconto di Marco, si presentano i falsi testimoni, che però non riescono ad assicurare la sua condanna. Gesù viene condannato per le sue parole: per aver detto la verità. Gesù non muore a causa della menzogna, ma per aver detto la verità.
Siamo davvero noi testimoni della verità? E allora perché la nostra vita è così comoda?

n. 6/ Tradimento
Piera
Sono in tanti che tradiscono Gesù, non solo Giuda. I sommi sacerdoti, che meditano violenza con l’inganno. Gli apostoli, ciechi, deboli, che non capiscono. Pietro, che è forte finché resta al fianco di Gesù. E quando resta solo, rivela la sua viltà. Pilato tradisce per egoismo, paura di perdere il potere. Ma i soldati e il popolo? In che modo tradiscono? Loro sembrano solo strumenti. Eseguono ordini, diffondono calunnie, sono manipolati, fino a che punto possono essere considerati traditori? Essi tradiscono prima di tutto se stessi. Nel momento in cui rinunciano ad essere persone, e accettano di essere ridotti a strumenti.

n. 7 / Camminare
Tiziano
La Passione è un percorso. Un continuo passare da un luogo all’altro.
Ci sono quattro luoghi nel racconto della Passione. Primo, i luoghi della celebrazione. La cena a Betania, l’ultima cena. Sale da banchetto, dove si mangia e si condivide: e dove appare il senso degli eventi.
Poi, il luogo della solitudine e dell’angoscia. Il Getsemani: luogo della preghiera che diventa lotta. Al terzo posto, i luoghi pubblici. il Sinedrio, il tribunale di Pilato. Sono luoghi sociali, dove avviene la testimonianza di Gesù; ma è una testimonianza che svela la corruzione e i meccanismi ciechi del potere.
Infine, il luogo della sofferenza. Qui il cammino di Gesù si ferma. Resta sulla croce, e non si muove. Anche se viene tentato, e provocato a farlo.