La donna e il rito

... venne una donna...”: ciò che la donna compie è un vero e proprio rito. Per quanto possa apparire a prima vista spontanea, non calcolata, forse neppure programmabile, l'azione della donna si svolge come una vera e propria sequenza simbolica.
Ogni suo gesto acquista un valore e una densità particolari. Essa innanzitutto “arriva”: il suo ingresso in scena la fa risaltare sullo sfondo dei personaggi anonimi. Mentre Gesù è seduto, essa si muove e la sua presenza si nota, ha un’evidenza che gli altri non hanno. Essa porta un “alabastro di profumo”. Si tratta di un oggetto prezioso, di grande valore, che ha simultaneamente un impatto visivo e olfattivo: tutti vedono la preziosità del vaso, e percepiscono la fragranza.
Il vaso viene spezzato, e a pensarci bene il dettaglio appare inverosimile. Perché c'è bisogno di spezzare il vaso per versare il profumo? Si potrebbe approfondire la questione da un punto di vista tecnico: i vasi di quel tipo erano sigillati? Potevano intasarsi? Resta il fatto che quel gesto assume una valenza sacrificale: il vaso è spezzato e il profumo prezioso irrimediabilmente versato.
Versare olio sul capo non è evidentemente solo un gesto cosmetico, ma un'azione simbolica ben conosciuta nell'Antico Testamento. Profeti, re e sacerdoti venivano consacrati con l'unzione. Solo che qui la donna non è abilitata a questo: non è un "agente deputato" ad una simile azione. La consacrazione può essere qui evocata, ma dobbiamo cercare in un'altra direzione. Nel Cantico dei Cantici abbiamo frequenti menzioni dell'olio profumato, e spesso viene citato anche il "nardo", unguento che almeno nel nome corrisponde a quello usato probabilmente dalla donna nell'unzione di Betania. Il simbolismo di cui si parla qui non è dunque di tipo consacratorio, ma sponsale. La valenza simbolica e quella affettiva sono ben legate, e forse anche questo contribuisce allo scandalo dei commensali.