יֹאמַר־נָא יִשְׂרָאֵל
כִּי לְעוֹלָם חַסְדּוֹ
Lo dica-orsù Israele
che per-sempre la-grazia-sua.
יאׂמַר Dalla radice אמר (parlare), imperfetto qal III persona singolare maschile.
נָא si tratta di un’interiezione (che si potrebbe tradurre con “su, dai, orsù”, ma che di fatto risulta intraducibile, e che il più delle volte non è necessario rendere con un corrispondente italiano: accompagna infatti strettamente il verbo (si noti il trattino) e ne enfatizza il valore volitivo-esortativo.
הוֹד֣וּ לַיהוָ֣ה כִּי־ט֑וֹב
כִּ֖י לְעוֹלָ֣ם חַסְדּֽוֹ׃
Lodate al-Signore perché-buono
perché per-eternità grazia-sua
NB: scarica sotto l’allegato per l’esercizio.
Isaia 49,4b
לְתוֹהוּ וְהֶבֶל כֹּהִי כִלֵּתִי
ləṯôhû wəheḇel kōhî ḵillēṯî
Nella secondo emistichio vediamo l’allitterazione di he, che produce un andamento ansimante. Si vuole esprimere l’idea poetica della fatica e dello sforzo inutile.
Isaia 49,4a
וַאֲנִי אָמַרְתִּי לְרִיק יָגַעְתִּי
waʾănî ʾāmartî lərîq yāgaʿtî
e-io dissi per-vuoto faticai
וַאֲנִי “ed-io”. Il pronome personale di I persona è qui unito con la congiunzione וְ (e); la successione di due sillabe con shewa (la seconda con consonante gutturale) produce l’esito che si può vedere: il primo shewa scompare, e si trasforma nella vocale breve corrispondente al secondo.
Isaia 49,3
וַיֹּמֶר לִי עַבְדִי אתָּה ישׂרָאֵל
E-disse a-me tu servo-mio Israele
וַיֹּמֶר “e disse”. Si tratta di una delle forme più ricorrenti della lingua biblica; la congiunzione we con vocalizzazione forte si unisce all’imperfetto del verbo, per esprimere un’idea di successione; si può chiamare forma narrativa, o wayyiqtol. La radice verbale è אמר, che esprime l’idea del parlare.
לִי “a me”. La preposizione לְ si unisce al pronome-suffisso di prima persona singolare.
Il sostantivo con l’articolo si dice determinato: si esprime dunque il riferimento preciso ad una data entità.
וַיַּ֧רְא אֱלֹהִ֛ים אֶת־הָא֖וֹר כִּי־ט֑וֹב (Gn 1,4) = e vide Dio la luce che [era] buona. Si usa l’articolo per indicare quella luce che è appena stata creata da Dio. Da notare che nel versetto precedente si dice
יְהִ֣י א֑וֹר וַֽיְהִי־אֽוֹר
La frase nominale è formata dall’associazione diretta tra un nome e un attributo, senza uso del verbo
היה
Ad esempio:
דויד טוב
dawi^d to^b
Davide [è] buono.
Istituto teologico del Seminario Vescovile di Mantova
Affiliato alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale
Programma di esame del corso di Greco Biblico di base
Anno scolastico 2012-2013 (a Dio piacendo)
Professore: Don Fulvio Bertellini (aDp)