Battesimo 2009

I testi liturgici della festa del Battesimo di Gesù sono al solito sito, lachiesa.it.
Il testo greco del vangelo è invece reperibile a zhubert.com.

Una svolta epocale

Il Battesimo segna un passaggio. L’evangelista lo sottolinea: non è solo un passaggio di consegne dal Battista a Gesù, da maestro a discepolo, da profeta a profeta, ma un vero e proprio salto di qualità nella storia. Gesù è totalmente differente da ogni altro prima di lui: perciò ci interrogheremo innanzitutto sulla qualità di questo passaggio. Ci chiederemo: in che modo Gesù si distingue dal Battista? E in che modo questo ci riguarda?
Ciascuna di queste domande ha una doppia risposta. Vedremo che ciò che distingue Gesù è la forza dello Spirito, e l’amore speciale del Padre. Scopriremo inoltre che ciò che distingueva Gesù, ora contraddistingue noi. Non come un possesso geloso, ma come un dono da condividere.

La forza dello Spirito

“Vi battezzerà in Spirito Santo”, annunciava Giovanni, proclamando così un battesimo superiore al suo. L’evangelista riporta le parole del Battista, che probabilmente non ne comprendeva tutta la portata. Forse si trattava di un richiamo allo spirito profetico, di cui già si parlava in vari episodi dell’Antico Testamento; forse, in maniera più precisa, di un riferimento a profezie come quella di Ezechiele: “porrò il mio Spirito dentro di voi”. Marco invece annota che subito dopo il Battesimo Gesù vide “squarciarsi i cieli”: è la rottura di un confine, di una separazione, la fine della frattura insanabile tra il cielo e la terra, tra il mondo umano e il mondo divino. Sprofondandosi nel battesimo, facendosi immergere (questo il senso della parola greca) nell’acqua da Giovanni, Gesù immette nella storia dell’uomo la presenza di Dio. Per l’uomo-Dio Gesù si abbattono le barriere: lo Spirito è presente in lui, ed egli ne prende coscienza. Attraverso il gesto del battesimo, gesto di umiltà e abbassamento, è avvenuto il miracolo della comunicazione tra l’umano e il divino, e a partire da questo momento Gesù ne prende coscienza. In un antico testo ebraico contemporaneo a Gesù, le Odi di Salomone, leggiamo: “Come le ali della colomba sui loro piccoli le le bocche dei loro piccoli verso di loro, così anche le ali dello Spirito sul mio cuore”. L’immagine della colomba indica dunque non un momento puntuale, ma una presenza continua, che sarà continuamente presente a Gesù.

L’amore del Padre

Dal cielo aperto scende una voce. È la voce del Padre, che resta invisibile, fuori scena. Ora che le barriere sono aperte, può filtrare qualcosa del mistero stesso di Dio. Tre sono le affermazioni che la voce misteriosa presenta al lettore: Gesù è "figlio", Gesù "l'amato", e infine, Gesù è colui nel quale è stato collocato il “compiacimento" di Dio.
Il titolo di “figlio” di per sé potrebbe semplicemente alludere ad una qualifica messianica: anche nei salmi si parlava del Messia come “figlio” di Dio. Si aggiunge però che egli è l’amato: colui che è amato per eccellenza, fatto oggetto di un amore speciale. Addirittura: in lui Dio ha “posto il suo compiacimento”. Il che indica nello stesso tempo una volontà, una scelta, un sentimento di piacere: a Dio piace Gesù, gli piace la sua presenza, e Dio ha posto la sua volontà buona su di lui: Dio vuole che egli sia il salvatore, per tutti quelli che ama.

Per tutti noi

Il beneplacito di Dio, il suo “voler bene”, non si limitano dunque a Cristo, non sono confinati in lui, ma trovano in lui un punto di partenza, un nuovo inizio. I cieli sono ormai aperti, e in Gesù tutti hanno l’opportunità di divenire figli amati. L’orizzonte della salvezza si spalanca in un senso molto più ampio di quanto il Battista avesse previsto: Gesù “Battezza nello Spirito Santo”, perché fa partecipare della stessa figliolanza divina. Perché in lui tutti sono figli amati, e ricevono lo stesso Spirito. La sua uscita dalle acque richiama probabilmente la scena anticotestamentaria dell’attraversamento del Mar Rosso: un nuovo popolo emerge dall’acqua, destinato ad attraversare il deserto (subito dopo Marco colloca il soggiorno di Gesù nel deserto, con le tentazioni). In Gesù ha inizio il nuovo Israele, come apparirà nello sviluppo del Vangelo. È importante comprendere e restare fedeli alle modalità di questo inizio: esso parte da una singola persona (Gesù), e procede attraverso il suo abbassamento, il suo farsi-piccolo, in diverse fasi e in diversi livelli: nel mistero del Natale, appena celebrato, ciò significa l’incarnazione; nella festa di oggi, ciò significa farsi battezzare insieme ai peccatori; nel resto della vita di Gesù ciò significherà vivere nel servizio, nello stare-a-disposizione-di.

Un dono da condividere

“Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede”. Nella seconda lettura, tratta dalla lettera di Giovanni, abbiamo chiaramente delineato l’orizzonte apostolico di questa filiazione divina: “chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato”. La figliolanza divina non si riceve come un privilegio personale, ma come un dono comunitario, che genera amore, che si ripropone come pace, che entra in tensione con un mondo corrotto, che tende a rifiutare la luce. Veramente “la nostra fede ha vinto il mondo”: in una lotta pacifica, che rifiuta ogni violenza e sopraffazione, perché il primo che rende testimonianza di Gesù è Dio stesso