XVII del tempo Ordinario: il tesoro nascosto

1Re 3,5.7-12 Hai domandato per te la sapienza.
Salmo 118 Quanto amo la tua legge, Signore!
Romani 8,28-30 Ci ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo.
Alleluia (Mt 11,25) Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Matteo 13,44-52 Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Note da Sydney, n.2

Solo entusiasmo?

Una delle cose piu’ sorprendenti della giornata mondiale 2008 e’ l’entusiasmo dei giovani australiani. Sento gia’ le mormorazioni perplesse di qualcuno: “Entusiasmo, emozione, sentimento... tutte robe inutili. Che non hanno niente a che vedere con la fede. A un concerto o a una partita sono entusiasti lo stesso...”. Sante parole che anch’io potrei condividere. Ma che non si applicano a questo. Numericamente, la giornata mondiale del 2008 non e’ stata memorabile, rispetto alle precedenti esperienze. Anche da un punto di vista emotivo, non ha raggiunto i picchi di Roma o Toronto, caratterizzate dalla personalita’ magnetica di Giovanni Paolo II. Ma allora che valore ha l’entusiasmo dei giovani australiani?

Mai visto niente di simile

Per me, ormai abituato, forse anche troppo assuefatto, a queste esperienze, era tutto una ripetizione di cose gia’ viste. Per i giovani australiani no. L’australia e’ un continente giovane, senza storia, nel bene e nel male: senza il conforto dell’esperienza, ma anche senza il peso del passato. La giornata mondiale e’ stata vissuta al di fuori di ogni confronto, nella sua limpida e pura bellezza. E’ la freschezza della gioventu’: ogni generazione deve ricominciare da zero, vivere e vincere le sue sfide. L’esperienza dell’adulto accompagna, indirizza, orienta: ma non puo’ sostituirsi all’energia e alla voglia di fare del giovane. I giovani australiani non avevano mai visto nulla di simile. Hanno risposto con gioia, come se fosse la prima giornata mondiale della storia. Cosi’ e’ stato per i giovani della Malesia, delle Filippine, dell’Indonesia, del Viet-nam che abbiamo incontrato, e che probabilmente non avrebbero potuto partecipare se l’evento fosse stato programmato in un altro continente.

La sfida e la scommessa

Per me adulto il contatto con le giovani generazioni del continente nuovissimo ha significato una iniezione di speranza e di tensioni positive. I giovani non sono solo zombi informatici, perennemente con le cuffie all’orecchio, avidi solo di stimolazioni elettroniche. I giovani australiani mi hanno mostrato che dove c’e’ qualcuno che offre qualcosa di autentico, essi accolgono e rispondono. E la loro risposta mi ha sorpreso. Lasciandomi un unico dubbio: sapranno riconoscere in cio’ che hanno vissuto il “tesoro nascosto” per cui vale la pena DI LASCIARE TUTTO?

Commento: Scommessa vinta

Due dollari

Due dollari australiani. Unica moneta rimasta. Sono in aeroporto, assetato, di fronte al distributore automatico. Che cosa prendo? Acqua, cola, aranciata o altro? Deve bastare a togliermi la sete. Deve bastare per due ore, prima che ci imbarchiamo, ma ormai ho passato il check-in e non si puo’ tornare indietro. Se non fosse una scelta da poco, assumerebbe contorni drammatici. Alla fine si va sul sicuro: si sceglie la bibita che gia’ si conosce. Ma non e’ detto che sia la piu’ dissetante. Ne’ che sia la piu’ salutare. Cosi’ e’ tante volte nella vita: si sceglie cio’ che gia’ si conosce. Quando si puo’.

Una partita a poker

Qualcuno dei giovani mantovani si distrae nei momenti di relax giocando a briscola. Qualcun altro propone una partita a poker, e riesce a trascinare qualche improvvido compagno di viaggio. Meno male che alla fine perde, travolto dallo stato di grazia di qualcuno che non sembrava un gran giocatore. Eppure alla fine vince. Non soldi veri, ma solo qualche fiche colorata. Sorrido perplesso. Tutti campioni quando si tratta di pezzi di plastica. «Il vero poker – dico sarcastico - si vede soltanto quando sono in ballo soldi veri».
Non voglio pero’ istigare al poker: pero’ c’e’ qualcosa di analogo tra il giocatore di poker e i personaggi delle parabole che Gesu’ racconta. Si vince solo se al momento giusto si punta tutto.

I tesori da riconoscere

Gesu’ ci avvisa che la partita del Regno di Dio e’ molto strana, per certi aspetti favorevole, eppure cosi’ difficile da vincere. Forse perche’ sembra troppo facile?
Il mercante ha la possibilita’ di conoscere la sua perla. L’uomo che trova il tesoro nel campo ha tempo di verificarlo e nasconderlo. E’ come se si giocasse a carte scoperte. Potrebbe essere un gioco da ragazzi. E invece diventa un enigma irresolubile.

Il desiderio da educare

Chi trova il tesoro nel campo, deve riconoscere che si tratta di un tesoro. Se uno trova una brocca incrostata, e non si accorge che e’ un prezioso vaso romano, la buttera’ via e non chiedera’ nessuna spiegazione: per lui si tratta di un recipiente inutile. La nostra vita di fede ruota proprio attrorno all’evento del riconoscimento. Riconosco che qui Dio parla. Quindi mi metto in ascolto. Riconosco che aiutando i poveri aiuto Gesu’ Cristo. Quindi mi rivolgo ai poveri. Riconosco di essere stato da sempre amato, custodito, coccolato, condotto con amore a diventare adulto. Quindi decido di diventare adulto anch’io, di avere una famiglia, di dare ad altri lo stesso amore che ho ricevuto. Il riconoscimento ha a che fare con il desiderio. Desideri o aspettative sbagliate impediscono il riconoscimento. Noi vorremmo il Dio che guarisce, ed egli si manifesta nei malati. Noi vorremmo un Dio che tuona contro i potenti, ed egli fa sentire il grido dei poveri attraverso personaggi disarmati e poco telegenici...

La scommessa da vincere

Il tesoro nascosto e’ il Regno. Prima o poi, esso si manifesta nella nostra vita. Ma chiede di essere accolto in tutta la sua interezza. Solo chi scommette tutto ne entra a far parte. Non e’ una scommessa impossibile: ci e’ concesso di vedere, di sperimentare, di conoscere in anticipo. Ma a un certo punto, occorre fidarsi. Lanciarsi in una storia che non si conosce. E che proprio per questo esce dagli schemi, crea nuove possibilita’. Questo e’ stato il cammino dei santi. Sara’ anche il nostro?

Flash sulla prima lettura

“Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre”.
A Salomone e’ richiesto di esprimere il suo piu’ grande desiderio. La domanda e’ insidiosa: che cosa avverrebbe se ci fosse istantaneamente concesso di realizzare tutto cio’ che vorremmo? Non si tratta solo di una questione fiabesca: nella nostra epoca il progresso tecnologico sembra offrire la possibilita’ di realizzare, in una certa misura, ogni desiderio umano, direttamente o indirettamente. La risposta di Salomone e’ sorprendente, non solo perche’ arriva a chiedere la sapienza, invece di ogni altro bene possibile, ma soprattutto per il modo in cui perviene ad una simile richiesta: il punto di partenza infatti non sono i desideri del re, ma la considerazione dei doni ricevuti. Prima di soffermarsi sul proprio desiderio, Salomone guarda a cio’ che ha ricevuto da Dio. Dalla considerazione dei doni divini, nasce il desiderio di ottenere la sapienza, per poterli amministrare.
“Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi”.
Importantissimo e’ anche il senso del limite. Salomone riconosce la propria debolezza, non solo davanti a se stesso, ma anche davanti a Dio. La sua fragilita’ e’ presentata agli occhi di Dio, diventa oggetto della sua preghiera.
“Concedi al tuo servo un cuore docile”.
Solo il ragazzo che si riconosce inesperto puo’ chiedere un cuore docile. Si crea cosi’ un paradossale rovesciamento: proprio riconoscendo la propria poverta’, Salomone perviene alla ricchezza.

Impariamo a pregare con il Salmo

“Bene per me è la legge della tua bocca,
più di mille pezzi d’oro e d’argento.”
Il salmo sviluppa il medesimo assunto della prima lettura, solo che invece della sapienza la parola chiave e’ la Legge. O meglio: l’assidua meditazione e concentrazione attorno alla Legge divina.
“Venga a me la tua misericordia e io avrò vita,
perché la tua legge è la mia delizia”
Non si arriva tuttavia ad una riflessione legalista. L’attenta ricerca attorno alla parola divina conduce alla scoperta della misericordia. Il Dio che ama il suo popolo esige una risposta d’amore.
“Perciò amo i tuoi comandi,
più dell’oro, dell’oro più fino”.
Un atteggiamento di amore fiducioso e’ l’esito del salmo: amando i comandi di Dio, si ama Dio stesso. L’abbandono fiducioso delle sue mani conduce alla fiducia nell’osservanza dei suoi precetti. Pregando cristianamente il salmo, non possiamo piu’ accordare la stessa importanza alla legge, intesa come raccolta di precetti da osservare alla lettera. Ma possiamo integralmente assumere lo stesso atteggiamento di fiducia in qualcuno che vale piu’ di ogni ricchezza. Il paragone con l’oro, che ricorre all’inizio e alla fine del salmo, rappresenta ogni bene umanamente desiderabile e tangibile. Eppure per noi cristiani, come per gli antichi israeliti, esiste qualcuno di ancor piu’ desiderabile, anche se non tangibile come i beni terreni.
Flash sulla Seconda lettura
“noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio”: accuratamente Paolo non dice che tutto sia bene, ma che tutto contribuisce, collabora al bene. Per chi ama Dio, anche l’evento piu’ tragico puo’ risolversi in qualcosa di positivo. Paolo vuol rassicurare qui coloro che si sentono colpiti da dure prove, e rischiano di sentirsi perseguitati da un destino crudele. Paolo nega con forza che esista una specie di fato negativo e malvagio, che si accanisce con alcune persone.
“per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno”: l’unico progetto divino e’ un progetto di amore, con cui siamo chiamati alla sua gloria.
“predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo”: l’unica predestinazione di cui si puo’ parlare e’ quella alla salvezza: Dio ci ha creati perche’ potessimo assomigliare a Gesu’, essere come lui figli del Padre.
“quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati...”: comincia qui una lunga enumerazione, in cui si accenna alle varie fasi di compimento del progetto divino. Cio’ che Dio da subito desidera per noi (essere suoi figli) deve compiersi nel tempo, e attraverso una serie di fasi differenti. La realizzazione piena non e’ immediatamente visibile, ed e’ questo che ci fa soffrire.