Impariamo a pregare con il salmo: dalla serenità indifferente, alla serenità provata

“Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla”

il salmo 22 trasmette una sensazione di pienezza, in cui non si avverte il bisogno di altri piaceri, di altre compensazioni, di altre soddisfazioni, all’infuori della presenza di Dio. A dire il vero non si tratta forse una condizione abituale: guardandosi attorno, si vede una massa di gente agitata: che cosa cerca? Che cosa si illude di poter trovare?

“Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me”

Solo chi ha già attraversato la valle oscura, può dire di aver fiducia in Dio, può pensare di aver sconfitto la paura. Solo chi ha sperimentato il rischio di perdere tutto, può accontentarsi delle piccole cose semplici della vita. Che improvvisamente vengono riscoperte come preziose. Chi ha subito prove dolorose (malattie, torti, persecuzioni) sa di che cosa sto parlando. E chi non ne ha subite? Chi conduce una vita tranquilla e serena? Non si può forzare la mano a Dio. Ma la preghiera sincera e profonda può condurre lì dove conducono le prove più impegnative. Se ad esempio si prega con profondità il salmo 22, si è condotti al fianco di chi cammina per la “valle oscura”. Si è accanto a chi è perseguitato dai nemici, e nondimeno si fida di Dio, e vede che “il suo calice trabocca”. Si ascolta il grido dei malati e dei sofferenti, e si partecipa con loro. Chi prega così scopre una gioia profonda: la gioia delle piccole cose, come chi è scampato alla morte. Ma non può più vivere come prima. Non può più restare in una serenità indifferente: il Signore è il nostro pastore, e non ci fa mancare nulla. Ma ci conduce per le sue vie, là dove noi non ci aspetteremmo...