“Sacrificio e offerta non gradisci”
Nel salmo riconosciamo la denuncia dell’insufficienza degli antichi sacrifici. Forse in un contesto particolare, come quello dell’esilio, dove il culto antico era impossibile. In tale contesto avviene la scoperta e la pratica di un nuovo modo di vivere l’esperienza rituale. Ritroviamo in esso gli stessi elementi della nostra Messa.
“gli orecchi mi hai aperto”
Con questa frase si allude all’ascolto. L’ascolto è importante, ha valore come un sacrificio. Ascoltare la Parola diviene esperienza a lui gradita.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
Canterò in eterno l’amore del Signore
Il canto fa perdere la visione del tempo. “Cantare in eterno” è un’iperbole: non è possibile, umanamente, una preghiera o un canto incessante. Prima o poi anche i momenti più belli e più intensi della preghiera e della liturgia finiscono. Eppure dovrebbe almeno sfiorare la nostra mente un desiderio, una percezione: “vorrei che tutto questo non finisse”.
Sal 24
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
I peccati della mia giovinezza
e le mie ribellioni, non li ricordare:
ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.
Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri.
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
“Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia”
“Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome”
Il salmo si presenta come un invito alla lode universale. Vogliamo soffermare quindi la nostra attenzione su una caratteristica spesso trascurata della preghiera: essa è sempre tesa alla totalità, alla “cattolicità”: parola che deriva dal greco, e che indica la totalità. La Chiesa è cattolica perché sparsa in tutto il mondo, protesa a tutto il mondo, secondo il mandato di Cristo. Anche la nostra preghiera quindi non può non essere “cattolica”.
“Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
“Esultate, o giusti, nel Signore”: il tempo pasquale ci insegna l’atteggiamento della lode. Che non ha altra motivazione che se stessa: “per gli uomini retti è bella la lode”. O meglio: che non ha altra motivazione, se non la bellezza di Dio. Quella bellezza di cui vediamo un riflesso nel mondo. Di cui avvertiamo la presenza nel fratello. Quella bellezza che si manifesta a noi perfino nel volto sfigurato di Cristo: colui che accetta di morire per amore. Per trasmetterci l’amore del Padre.