Terzo incontro: i generi letterari (ovvero: Dio ci parla alla maniera di uomini)

Una parola che disseta
"O voi tutti assetati venite all'acqua..."
L'acqua viva, fresca, dissetante, è l'acqua della parola divina. Essa ha la capacità di saziare la nostra sete. Nella Parola di Dio c'è tutto ciò che in profondità desideriamo. Perché allora a volte ci rivolgiamo altrove? Perché andiamo in cerca di altre parole, altre immagini altri messaggi, che costano di più e lasciano il vuoto dentro? Anche questo è già scritto nella Bibbia: "Perché spendete il vostro denaro per ciò che non è pane? Il vostro guadagno per ciò che non sazia?

Il fascino di altre parole
Il problema si ripropone di frequente anche nella catechesi, nella predicazione, nella realizzazione di attività parrocchiali. Un giorno, mentre si organizzava una veglia con il gruppo scout, uno dei capi salta su e dice "Ma perché dobbiamo usare per forza la Bibbia? Usiamo un altro testo, un'altra canzone, qualcosa di più vivo...". Ma non solo per gli scout: anche per gli adulti delle nostre comunità è spesso difficile entrare in sintonia con la parola divina (o forse, è il nostro modo di presentarla?). Una sera nella mia parrocchia una catechista dei genitori mi confidava: "abbiamo cominciato a leggere di Abramo... e le mamme hanno detto: «Ma la Bibbia? Parliamo dei nostri problemi»". Parliamo dei nostri problemi: quali sono poi? Il lavoro che non c'è, il matrimonio che è fallito, i figli che fanno arrabbiare, una vita che non va come si vorrebbe... Scava scava qual è il problema? Il vero problema è mantenere la fiducia. Continuare a lottare, a sperare, anche se ci sono segnali in quantità che remano contro, che mettono i bastoni fra le ruote, che frenano ogni slancio... anche se non si vede una soluzione a portata di mano. Sperare, proseguire, avere fiducia: questo è esattamente il problema di Abramo. "Esci dalla tua terra e va' dove ti mostrerò...". Abramo che, dice Paolo, seppe "sperare contro ogni speranza". Solo questa è la parola risolutiva, che ogni volta che viene riletta può (potrebbe, non è automatico...) parlare ai nostri cuori.

Dio parla alla maniera umana
Nella parola divina parla lo Spirito Santo. Ma parla "con parole di uomini e alla maniera umana". Abbiamo sentito la volta scorsa che cosa significa questo: essere uomini significa essere immersi nello spazio e nel tempo. Gli autori biblici scrivono nella lingua del loro tempo, secondo le convenzioni letterarie della loro epoca, secondo il modo di pensare di quella regione: tutto questo è irrimediabilmente lontano dalla nostra cultura. Per noi si tratta di riconoscere la voce dello Spirito nella voce del profeta, del salmista, del cantore del re che invoca la sconfitta dei nemici. Dio ci parla nei racconti come nelle poesie, in un proverbio o in una parabola... alcuni di questi modi di esprimersi sono ancora abbastanza simili ai nostri. Altri sono totalmente dimenticati. Ma perché deve essere tutto così difficile? Spesso qualcuno me lo chiede. In realtà, la difficoltà proviene proprio dal fatto che la parola divina si è talmente, per così dire, "abbassata" al nostro livello, che rischiamo di vederla troppo umana, troppo lontana.

Dentro una storia di salvezza
Nelle lodi della domenica c'è un salmo che suona ai nostri orecchi feroce: "Esultino i fedeli nella gloria... la spada a due tagli nelle loro mani". Come possiamo pregare quello che sembra un salmo violento e vendicativo? Il discorso si fa più semplice se consideriamo, oltre all'epoca storica, anche il suo genere letterario. Si tratta di un salmo di battaglia. Che recupera modalità proprie dei canti di guerra. Attenzione però: non è un vero canto di guerra. Il ritmo, l'andamento, la tematica... ma non la guerra vera e propria. I brani della Scrittura denunciano la loro antichità. Non hanno vergogna di mostrare le rughe e le crepe. In esse sta la loro bellezza: come noi oggi ammiriamo il castello di San Giorgio, proprio perché è antico. Proprio perché ha l'aspetto romantico di una fortezza antica. Anche se di fatto, probabilmente solo per uno o due secoli ebbe la funzione di vera e propria fortezza militare. Poi divenne reggia. Qualcosa di simile avviene per i passi biblici: le loro forme arcaiche si rivelano per noi sorprendentemente accoglienti e affascinati. E ci fanno toccare con mano il progresso della storia della salvezza.

Come conoscere i generi letterari
A questo punto potrei fare una sfilza di esempi. Potrei aggiungere un lungo elenco di generi poetici e narrativi, nonché di prosa sapienziale, che si trovano nella Scrittura. Ma questo non è utile. Parla solo al cervello, ma non arriva al cuore. Preferisco invece suggerire una via. La via liturgica, la via dell'esperienza. D'ora in poi, rendiamoci più attenti al genere letterario delle letture che proclamiamo, e di quelle che ascoltiamo. Non sentiamoci protagonisti solo quando tocca a noi leggere. Siamo invece veramente protagonisti quando ascoltiamo. Non con il mirino puntato (guarda quello come ha letto bene... o quell'altro come legge male...), ma con l'orecchio ben collegato con il cuore. Ascolta come Dio ti parla. Nelle parole del profeta. Nei precetti della Legge. Nel resoconto storico. Nella musicalità del salmo... E quando leggi, trova il modo di esprimere di volta in volta la forza, la musicalità, la dolcezza necessaria. Ogni domenica allora può diventare come una lezione... non una lezione astratta. Ma una lezione viva.