La missione dei discepoli

La missione dei discepoli

La missione che il Risorto assegna ai discepoli è il perdono dei peccati. Una missione che rappresenta anche una responsabilità universale: “a coloro a cui non li rimetterete, non saranno perdonati”. Come già più volte abbiamo avuto modo di notare, non si tratta della semplice attribuzione di un potere. Il Risorto ha solo la voce dei discepoli per farsi sentire al mondo e far risuonare l’annuncio del perdono. Senza la testimonianza e l’annuncio della comunità dei credenti, il perdono di Dio rischia di restare muto, privo di un canale di trasmissione. Perciò Tommaso è esaudito nella sua richiesta, e riceve lui pure personalmente la visione del Risorto: perché anche attraverso di lui coloro che non hanno visto possano credere.

Il perdono ricevuto

Il saluto del Risorto, “Pace a voi” è già in se stesso un velato e discreto riferimento al perdono. Gesù fa pace con coloro che nella Passione lo avevano abbandonato. Senza espliciti riferimenti, senza penose condanne. Semplicemente, portando pace a coloro che stanno chiusi “per timore dei Giudei”. Gesù fa pace con coloro che si sentono ancora chiusi nelle loro paure, nel timore di un fallimento umano, nell’angoscia di chi dubita della sua stessa vita, e diventa quindi incapace di donarla. Ci può essere pienezza di perdono solo dove ci può essere pienezza di missione, piena assunzione di responsabilità, piena liberazione da ogni condizionamento.

Risurrezione e rinascita

Può apparire strano il legame tra risurrezione e perdono. Altri apparirebbero più spontanei, o anche più appetibili: resurrezione e gioia, resurrezione e missione, resurrezione e comunità. Ne parlano invece diversi testi sulla risurrezione, anche di differenti tradizioni: segno che si tratta di una tematica fondamentale, che deve essere ben presente nella mente di chi evangelizza, e che deve sentirsi in prima persona evangelizzato: non posso annunciare il perdono se non mi sento io stesso in pace con Dio, rappacificato dalla croce di Cristo, rigenerato da lui, rinato in lui. A livello personale e comunitario, la risurrezione è una rinascita. Muore l’egoismo, muore la chiusura nei confronti di Dio, muoiono le paure legate al numero, all’immagine, al successo umano: la Chiesa ridiventa capace di cammino anche se si è in pochi, anche se si appare fuori moda, anche se essere suoi discepoli significa sembrare perdenti. Pur non vedendo, si può credere. E credendo comincia una vita nuova.