14 gennaio

Isaia 49,3

וַיֹּמֶר לִי עַבְדִי אתָּה ישׂרָאֵל

E-disse a-me tu servo-mio Israele

וַיֹּמֶר “e disse”. Si tratta di una delle forme più ricorrenti della lingua biblica; la congiunzione we con vocalizzazione forte si unisce all’imperfetto del verbo, per esprimere un’idea di successione; si può chiamare forma narrativa, o wayyiqtol. La radice verbale è אמר, che esprime l’idea del parlare.

לִי “a me”. La preposizione לְ si unisce al pronome-suffisso di prima persona singolare.

עַבְדִי “servo-di-me”. Il sostantivo עֶבד “servo” presenta qui una vocalizzazione diversa, che viene usata quando è in congiunzione con il pronome suffisso.

אתָּה “tu [sei]”. Pronome personale di seconda persona singolare maschile. Abbiamo qui una frase nominale, che necessariamente nella traduzione italiana viene resa esplicitando il verbo essere.

ישׂרָאֵל “Israele”. Nome proprio del popolo, qui con funzione di vocativo; nessuna particella interiettiva è usata per esprimere il vocativo.

È l’apertura della prima lettura della II Domenica del Tempo ordinario. Il riconoscimento dell’intero popolo di Israele come “servo di Dio” è una delle acquisizioni teologiche più importanti dell’Esilio.