Isaia 49,4b
לְתוֹהוּ וְהֶבֶל כֹּהִי כִלֵּתִי
ləṯôhû wəheḇel kōhî ḵillēṯî
Nella secondo emistichio vediamo l’allitterazione di he, che produce un andamento ansimante. Si vuole esprimere l’idea poetica della fatica e dello sforzo inutile.
Isaia 49,4a
וַאֲנִי אָמַרְתִּי לְרִיק יָגַעְתִּי
waʾănî ʾāmartî lərîq yāgaʿtî
e-io dissi per-vuoto faticai
וַאֲנִי “ed-io”. Il pronome personale di I persona è qui unito con la congiunzione וְ (e); la successione di due sillabe con shewa (la seconda con consonante gutturale) produce l’esito che si può vedere: il primo shewa scompare, e si trasforma nella vocale breve corrispondente al secondo.
Isaia 49,3
וַיֹּמֶר לִי עַבְדִי אתָּה ישׂרָאֵל
E-disse a-me tu servo-mio Israele
וַיֹּמֶר “e disse”. Si tratta di una delle forme più ricorrenti della lingua biblica; la congiunzione we con vocalizzazione forte si unisce all’imperfetto del verbo, per esprimere un’idea di successione; si può chiamare forma narrativa, o wayyiqtol. La radice verbale è אמר, che esprime l’idea del parlare.
לִי “a me”. La preposizione לְ si unisce al pronome-suffisso di prima persona singolare.