Perché le procurate sofferenze?

Perché la infastidite? Il termine greco κόπους (kopous), è un plurale che può essere tradotto con “fastidi, fatiche, sofferenze”. Paolo usa spesso questa espressione per indicare la fatica del lavoro apostolico, diversa dalla persecuzione provocata dagli uomini.
I commensali non stanno perseguitando la donna; ma le procurano un certo tipo di “fastidio” che può diventare vera e propria “sofferenza”. Il loro modo di pensare è pesante, e può divenire una vera e propria palla al piede. Impedisce di progredire verso una vera esperienza del Regno. I commensali impersonano i “persecutori benpensanti”, coloro che non ostacolano il Regno di Dio con la loro opposizione, ma con le loro buone intenzioni. Qui si tratta ad esempio di una preoccupazione per i poveri sganciata da Gesù, e troppo interconnessa con invidia e l’avarizia. Lo slancio generoso della donna è frenato dai loro ragionamenti pratici ma gretti e inconcludenti. Essi vogliono che la donna venda il profumo per darlo ai poveri. Ma sono disposti a rinunciare al loro denaro?

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E le osservazioni dei liturgisti?

Non assomigliano forse ai fastidi che i commensali procurano alla donna? Questa potrebbe essere un'osservazione interessante. Se non fosse che spesso ciò che suscita le osservazioni dei liturgisti è proprio la riduzione della celebrazione all'utile, al proficuo, alla catechesi spiegata... a volte l'apparenza inganna!