“Il Signore è per il corpo”: Dio non è contro la nostra corporeità, né contro la sessualità. L’affermazione di Paolo è fortissima: Dio ci ama integralmente, in tutte le nostre dimensioni, senza separazioni. Anima e corpo.
“divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”: l’autore della lettera agli Ebrei riprende qui il tema tradizionale, che si ritrova anche nei vangeli, della preghiera di Gesù di fronte alla sua morte. E non si limita a narrarlo, come gli evangelisti, ma ne dà una interpretazione personale. Si annota che la preghiera di Gesù “è stata esaudita”: non nel senso della liberazione dalla morte, ma nel senso di una pienezza di vita che scaturisce da quella morte, accettata con “pieno abbandono”.
a Dio, che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli. Amen.
La seconda lettura è tratta dalla conclusione della lettera ai Romani. Tirando le somme del discorso, un’unica parola emerge: sia gloria a Dio, il solo sapiente. La conclusione di Paolo è di pura adorazione. Sospensione dell’azione umana, sosta estatica contemplando la grandezza di Dio. In tuti i nostri affanni, in tutte le nostre fatiche, non dovrebbe mai venire a mancare il riferimento a lui.
a colui che ha il potere di confermarvi
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi,
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.
Fratelli, siate gioiosi
“Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo”. Il punto di partenza è la fede. E la fede nasce e si alimenta solamente con il soffio dello Spirito. Non è possibile credere senza di lui, riconoscere esplicitamente il Cristo senza essere in qualche modo partecipi del suo Spirito.
Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui: il ruolo dello Spirito, anche se appena accennato, è di primo piano. Solo con la sua presenza è possibile una vera conoscenza di Dio, che oltrepassa il facile impatto emotivo, o una logica di convenienza: si può credere infatti per simpatie, per condizionamento ambientale, sotto l’attrazione di un fascino umano; si può anche fingere di credere per interesse.
“Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori”: si introduce qui l’esortazione alla testimonianza. Che spesso nella predicazione abituale della chiesa – e ahimè, anche su questa pagina – rischia di diventare un semplice invito alla propaganda. Qui invece il dovere della testimonianza è legato all’adorazione di Cristo. Che avviene nel cuore: e dunque non è più un “dovere” inculcato dall’esterno, o un’aspirazione che corrisponde ai sogni di grandezza umani. Ogni gruppo, ogni setta, perfino le associazioni criminali desiderano espandersi e crearsi nuovi adepti.
“Avvicinandovi al Signore, pietra viva”: Pietro sviluppa l'immagine biblica della pietra angolare, che si ritrova in Is 28,16 e nel salmo 117. Cristo è la pietra angolare “scelta e preziosa” annunciata dal profeta per la città di Gerusalemme. Ma è anche la pietra “scartata dai costruttori”, che non collima con le misure umane e con i progetti ristretti di chi cerca una gloria e una realizzazione mondana. Dio stesso lo pone come “pietra angolare”, e con questo rovesciamento di prospettive lo costituisce anche come “pietra di scandalo”.