Flash sulla seconda lettura: quel corpo che non riusciamo a smembrare...

“Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo”. Il punto di partenza è la fede. E la fede nasce e si alimenta solamente con il soffio dello Spirito. Non è possibile credere senza di lui, riconoscere esplicitamente il Cristo senza essere in qualche modo partecipi del suo Spirito.

“Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito”: la nostra attenzione però è più facilmente attratta dai carismi, dalle manifestazioni esteriori. È significativo invece che all’inizio del brano vi sia stato un chiaro avvertimento: al primo posto sta la confessione di fede, «Gesù è il Signore!». Altrimenti i carismi, gli incarichi svolti, le opere compiute diventano strumenti di autoaffermazione, e quindi di divisione.

“siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo”: la prospettiva indicata è quella dell’unità. La Chiesa si configura come un “corpo”, come un’entità organica, interdipendente, in cui nessuno può fare a meno degli altri. Il dramma però è che di fatto è possibile vivere una fede individualista: il prete che prescinde dai laici, la famiglia che si chiude in se stessa, l’individuo che prega da solo, il singolo che vive un cristianesimo selettivo... se questo processo fosse portato all’estremo, resterebbe solo una parvenza di Chiesa, il suo scheletro istituzionale, o una sua caricatura emotiva, o la sua riduzione a gruppo tradizionale o amicale puramente umano. Invece la grazia sorprendente che ci è data consiste nel fatto che non riusciamo mai completamente a smembrare il corpo di Cristo, che è la Chiesa, vivificata dal suo Spirito.