I Domenica di Avvento: Lectio

Ecco qui la LECTIO del Vangelo di Mc 13,33-37, nella prima domenica di Avvento. Come è proprio della prima tappa della Lectio divina si raccolgono osservazioni sparse, spesso disparate, frutto del lavoro immediato del gruppo biblico. Chi vuol qualcosa di più strutturato deve andare alla MEDITATIO o al COMMENTO.
I testi della liturgia sono al solito sito (lachiesa.it) e il testo greco del vangelo si può ritrovare in zhubert.com.

State attenti: a ben vedere è più forte che "vigilare". Lo dico a un bambino quando sta per farsi male. Un invito a restare sul qui ed ora. Vivere il presente.

Non sapete: viene ripetuto due volte. Insieme agli imperativi di vigilanza, consente di suddividere il brano in due parti:
33-34: esortazione + non conoscenza + apertura della parabola.
35-37: esortazione + non conoscenza + chiusura della parabola
(37c: esortazione finale)

Non sapete: c'è una dimensione che non conosciamo. Un qualcosa che vorremmo sapere, e non possiamo. Un limite alla nostra esperienza-conoscenza. Poco prima si dice che “nessuno conosce quel giorno o quell’ora”.

Vegliate: è legato alla notte. Si veglia di notte, quando in realtà si dovrebbe e si potrebbe dormire. Molto faticoso. Innaturale. Generalmente, è legato a un momento difficile, ad una prova, a circostanze eccezionali: si veglia in guerra, per non farsi sorprendere dal nemico; si veglia un ammalato, nella fase acuta della malattia; si veglia in casa, se si sparge la voce che ci sono ladri in giro…

Vegliate: è legato alla notte, quindi alla prova. Gesù ripeterà questo invito nel Getsemani, mentre i discepoli sono tentati di dormire. Il Signore ci chiede dunque di riconoscere il tempo della prova.

al canto del gallo: si citano qui tre orari, tutti notturni, in cui potrebbe ritornare il padrone. Alcuni ritornano nel racconto della Passione: a sera Gesù celebra l'ultima cena, a notte inoltrata si reca nell'orto a pregare, al canto del gallo viene tradito da Pietro, sul far del mattino è condannato e condotto a morte. Il brano sembra avere diversi punti di contatto con la narrazione della Passione: tutto il discorso escatologico peraltro potrebbe essere una trasposizione per i discepoli-chiesa del racconto della Passione.

C'è una distinzione tra vegliare e vigilare? Il testo greco presenta verbi differenti. Forse, la prima menzione è più puntuale, la seconda indica un atteggiamento prolungato nel tempo.

a ciascuno il suo compito. In particolare, al portiere è dato il compito di vigilare. Interessante, perché al portiere è dato un incarico che concerne altre persone, oltre che a se stesso. E perché il suo compito specifico è quello della vigilanza.

Ha dato al portiere il compito di vegliare - vegliate dunque. Il nocciolo della parabola sembrerebbe qui riferito al portiere. Invece della parabola del padrone e dei servi, dovremmo quindi definirla “Parabola del portiere”? A ciascuno dei servi è dato un suo compito, al portiere solo il compito di vegliare. E con lo stesso verbo imperativo si prosegue il discorso. E poi si conclude: “quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”.

Il verbo vigilare è lo stesso che ritorna nell’orto degli ulivi. “Non siete stati capaci di vegliare nemmeno un’ora soltanto?”.

all’improvviso: si sottolinea il pericolo di una venuta improvvisa, che trova i servi fuori posto. Altrove nel Vangelo, troviamo l’immagine del ladro. Ciò che è improvviso desta paura, incertezza, impedisce di vivere bene… l’invito alla vigilanza è dunque un invito angosciante?

Il padrone abbandona la sua casa e poi ritorna. I servi possono vivere come se fosse casa loro. Ma non è casa loro. L'assenza del padrone, la sua non-visibilità rende possibile un reale esercizio della libertà, una vera prova della loro responsabilità. Ad essi è dato un vero potere, una vera autorità sulla casa. Tuttavia si tratta sempre di amministrare ciò che non ci appartiene.

Insistenza sul vocabolario della veglia: quante volte viene detto! E non solo qui, ma anche nel capitolo successivo: Gesù nel Getsemani. Ma nonostante l’insistenza, constatiamo che i discepoli non ci sono riusciti… proprio nel momento più difficile essi abbandonano Gesù. Non materialmente, ma moralmente.