Terza domenica di Avvento - IL POSTO DELLA GIOIA

Le letture della terza domenica di Avvento si trovano come sempre nel sito “lachiesa.it” (cliccare qui per andare alla pagina);

Il testo greco del Vangelo (è tutto il capitolo 1 di Giovanni: la pericope di per sé comprende solo 6-8 e 19-28), in zhubert.com (cliccare qui per andare alla pagina);

Il testimone della luce

Tutti gli anni ascoltiamo il Vangelo del Battista. Che cosa ha da dirci di nuovo? Le prime comunità cristiane hanno custodito gelosamente la memoria degli inizi del Vangelo, con il passaggio dal Battista a Cristo. L’annuncio di Gesù era coordinato con il ricordo dell’opera del Battista. Forse perché in quel passaggio occorre continuamente ritrovare il segreto degli inizi, il segreto della novità di Gesù. L’inizio del Vangelo di Giovanni ci mostra un modo di riproporre l’immagine del Battista assolutamente differente, da Marco, Matteo, Luca, anche se in alcuni passaggi ritroviamo gli stessi passi. Gli elementi della tradizione sono inseriti in una cornice nuova. La figura del Battista appare in nuova luce.

Due nuove chiavi di lettura

L’evangelista fornisce due nuove chiavi per interpretare la vicenda di Gesù, e la figura di Giovanni. Innanzitutto, riconosce in Gesù la “luce che illumina ogni uomo”. Dicendo che Gesù è “salvatore”, si parlava agli Ebrei. Dicendo che è “luce”, si parla a tutti gli uomini del mondo. Ma come parlare di lui agli uomini del nostro tempo? In secondo luogo, l’evangelista identifica in Giovanni il primo “testimomne della luce”. Tutto il suo libro è costruito come un grande processo, che trova il suo culmine nella Passione, davanti a Pilato, fino alla croce. La prima voce che parla, a favore di Gesù, è quella di Giovanni. Anche qui, dicendo che Gesù è il “compimento” delle profezie, si parlava solo agli Ebrei e a coloro che conoscevano le loro scritture. L’evangelista invece introduce la dinamica del “processo”, ben nota ai suoi interlocutori, e ben comprensibile in ogni nazione e in ogni strato sociale. Ma in quale procedimento si possono introdurre gli uomini del nostro tempo, perché comprendano chi è Gesù?

Per esclusione

Il Battista nega di essere il Cristo. L’evangelista chiarisce che la sua negazione è in realtà una confessione. Sconfessando se stesso, Giovanni apre la strada alla comprensione di Gesù, colui che “viene dopo”, colui che “non conoscete”, colui che “neppure sono degno di sciogliergli i sandali”.

Ciò che rimane del Battista

All’inizio della sua opera l’evangelista Giovanni recupera la figura del Battista, e pone la sua testimonianza come apertura del processo a Gesù. Una strana scelta: Giovanni è un testimone che “non ha visto”, che “non poteva vedere”, che “non poteva sapere”: non ha visto tutti i segni, non ha visto la morte, non ha visto la risurrezione di Gesù. A che può servire la sua testimonianza?

La chiave della gioia

La liturgia di questa terza domenica di Avvento ci dà una chiave ulteriore per interpretare la figura del Battista. Siamo infatti nella domenica “gaudete”, caratterizzata dall’invito a rallegrarsi. Se percorriamo il filo rosso delle letture, scopriremo che si tratta di un certo tipo di gioia, un certo tipo di letizia: quella che viene da fuori, da ciò che Dio compie. E quindi non da noi. Dicendo “non sono il Cristo” Giovanni ci dice: “non sono io colui che dà la vera gioia”; e dicendo che “in mezzo a voi sta uno che non conoscete”, Giovanni ci dice che forse non conosciamo la perfetta letizia perché ancora non riconosciamo Gesù in noi.

Il nostro posto

Pur venendo da fuori, la gioia, la beatitudine che è Dio stesso non resta estranea. Ci coinvolge. Diventa allora sperimentabile, percepibile, nel momento in cui si trova la giusta posizione. Non è facile, perché si tratta di un decentramento, di una rinuncia all’orgoglio: Giovanni, Maria (salmo), Paolo (II lettura), il profeta anonimo della prima lettura: tutti trovano la radice della gioia nel momento in cui fanno spazio all’opera di Dio, in loro stessi e nella loro storia. Solo se ci svuotiamo di noi stessi, possiamo essere invasi dalla beatitudine divina.

Gioia nell’intimo

L’esultanza che viene da Dio invade l’intimo, e dona una pace che nessuno può togliere. Di fatto anche noi, come Giovanni, ci troviamo sempre di fronte a qualcosa di ancora non compiuto. Restiamo pellegrini, viaggiatori verso un infinito che ci attende. Non restiamo insensibili alle brutture del mondo, non diventiamo beoti spensierati e indifferenti. E pure vediamo gli inizi della salvezza, portata da quel Dio che “ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote”. Non ne siamo noi i padroni. Non ne siamo neppure, a ben vedere, i protagonisti. Giovanni Battista ci ricorda che è un altro, colui che è più forte di lui e di noi, colui che deve venire. Giovanni Battista ricorda al cristiano, figlio della risurrezione, ciò che deve ancora aspettare. Ma che questa attesa può essere colma di gioia.