Tutti i Santi/2 (Meditatio)

- Anche noi, come i discepoli, aspettiamo qualcosa di immediato. Tutto e subito. Vorremmo anche una salvezza, una liberazione, una soluzione dei problemi immediata e facile. Gesù dice ai discepoli “beati”, però aggiunge che nessuno potra togliere loro l’altro rovescio della medaglia: la sofferenza, la fame e sete di giustizia, la persecuzione, la sofferenza fino alla morte.

- Avere fame e sete di giustizia ci spinge da subito a operare per la pace. Il desiderio di fare è già importante. Non possiamo semplicemente sederci ad aspettare. Tuttavia il nostro desiderio e la nostra azione non ci permettono di raggiungere la sorgente della pace. Gli operatori di pace “saranno chiamati figli di Dio”: e la figliolanza divina è il dono che non nasce dai loro sforzi. E che, da subito, li mette in una speciale condizione di “pace”.

– Non vorremmo essere ammaestrati. Vorremmo avere la giustizia in tasca. Come frutto dei nostri sforzi, dei nostri tentativi ed errori. Il Vangelo ci rivela che in alcune cose abbiamo bisogno del Maestro e Salvatore. E per accoglierlo, occorre essere “poveri”, e quindi “recettivi”, umili… ma colui che lo accoglie “farà cose più grandi”, come dice il Vangelo di Giovanni, e come mostra l’esperienza dei santi.

– La povertà di cui parla la prima beatitudine è una condizione di vita, un modo di essere, un atteggiamento stabile, che si dilata nel tempo. La santità è un atteggiamento stabile: l'atteggiamento di chi appartiene al Regno di Dio. Proprio perché tutto questo non resti un ideale, la Chiesa propone l’esempio dei santi: essi mostrano che è possibile vivere così. Ma ascoltandoli, si resta sorpresi: quanto più essi realizzano cose grandiose, imprese umanamente impossibili, con un eroismo che sorprende, tanto più i santi si scherniscono: tutto merito di Dio. Al frate che lo interrogava: “Perché a te, perché proprio a te tutto il mondo viene dietro”, Francesco risponde “quelli occhi santissimi non hanno veduto fra li peccatori nessuno più vile, né più insufficiente, né più grande peccatore di me; e però a fare quell'operazione maravigliosa, la quale egli intende di fare, non ha trovato più vile creatura sopra la terra, e perciò ha eletto me per confondere la nobilità e la grandigia e la fortezza e bellezza e sapienza del mondo”.

– Un ricordo personale. Gerusalemme, monte delle Beatitudini, anno 2000, Giubileo in Terrasanta. Una cosa che ricordo del discorso di Giovanni Paolo II: diceva che la montagna delle Beatitudini è come il Sinai, dove Dio diede al popolo le tavole della Legge, pegno dell’Alleanza. Gesù con le Beatitudini e con il discorso della montagna non solo dà una nuova legge, ma è anche il momento in cui si stabilisce una nuova alleanza: ai poveri dice beati, perché dice “VOI siete il mio popolo”. E in quel giorno il papa lo ripeté a noi, e mi è rimasto come un ricordo fortissimo: quel giorno su quel monte c’ero io, e Gesù ha ripetuto a me la sua alleanza, e la sua beatitudine. Capace di trasformare anche le esperienze più negative della vita.

– Una progressione. Partendo dai poveri in spirito, si migliora sempre. Dal povero, che non ha nulla, dall’afflitto, che piange, si passa a chi è mite, a chi ha fame e sete di giustizia, a chi è misericordioso… è il cammino della santità. Il cui primo passo è proprio l’essere poveri, umili, recettivi: chi entra in questa condizione, diviene poi capace di fare cose grandi, come Francesco.

- Un discorso folle, come del resto anche tutto il Vangelo. Eppure un discorso vero. Che va oltre la ragione, ma non irrazionale. La follia del fidarsi di Dio. Che è più ragionevole del confidare in se stessi, nel proprio denaro, nel proprio partito, nella propria causa, nella propria razza…

– Un insegnamento personale. Per capirlo devo staccarmi dal mio punto di vista. Se non mi distacco, e non mi siedo con Gesù, non posso ascoltare, non posso capire.

– Detta con una battuta: tanto bastone adesso. E la carota in fondo. Ma non è proprio così. Gesù dice "beati" da subito. Si entra ora nella condizione di beatitudine, nonostante le difficoltà. Il messaggio di Gesù dà speranza a qualunque persona. Anche perché è lui il povero, il mite, l’affamato di giustizia, il perseguitato che muore e risorge, e con questo realizza la pace… con lui diventa possibile.