Flash sulla prima lettura: l’invocazione dei poveri e la ricchezza della diversità

“si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”. In attesa del dono dello Spirito, la comunità è riunita in preghiera. È l’unica cosa che le resta: l’invocazione dei poveri. Si tratta di un tempo in cui nessuna attività è possibile, in cui ogni azione è destinata all’insuccesso. “Senza di me, non potete far nulla”. Ci sono momenti in cui anche oggi le singole comunità cristiane devono fare i conti con questa realtà: rendersi conto della loro radicale povertà, e dell’esigenza assoluta di lasciarsi vivificare dallo Spirito.

“quasi un vento... come di fuoco”: con precisione l’evangelista avverte il lettore che si tratta di similitudini, immagini che tentano di approssimarsi alla realtà imprevedibile e sorprendente dello Spirito. Il punto decisivo è però il risultato: “cominciarono a parlare in altre lingue”. Dallo Spirito, misteriosamente, si generano comunione e capacità di comunicazione.

“rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua”: la lingua nativa indica peculiarità, differenza, identità. Alla lingua corrisponde una cultura, e viceversa una cultura resiste e sopravvive finché sopravvive la sua lingua. In ogni epoca della storia possiamo riscontrare tentativi di imporre un’unica cultura, e un’unica lingua. Al tempo degli Apostoli era la lingua greca, parlata praticamente in tutto l’impero. Oggi sembra essere l’inglese, che però si sta frantumando in una varietà di dialetti, sempre più diversi tra loro, sempre più divergenti dalla lingua originaria. Lo Spirito procede in maniera diversa: rispetta e accoglie ogni cultura ed ogni lingua, e permette che in ciascuna di esse risuoni l’annuncio del Vangelo.