Flash sulla prima lettura

“Affrettiamoci a conoscere il Signore”: un testo bello e poetico, carico di una vena romantica: Dio è come la “pioggia di primavera, che feconda la terra”. In esso il profeta rappresenta le migliori intenzioni del popolo, i buoni propositi di cambiamento e conversione. Potrebbe anche trattarsi di una citazione di un canto o di una liturgia penitenziale, che il profeta riprende per poterla criticare...
“Che dovrò fare per te, Èfraim,
che dovrò fare per te, Giuda?”

All’effusione sentimentale del popolo, il profeta risponde con dure domande a nome di Dio. Sono espressioni di rimprovero, di accesa contestazione, da parte di chi non sa più che provvedimenti si possano prendere.
“Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all’alba svanisce”
: ironicamente il profeta riprende le espressioni naturalistiche e meteorologiche con cui il popolo si era rivolto a Dio. Solo che non è più la fecondità il termine di paragone, ma la capricciosa volubilità del popolo, intento a fingere la conversione, per mezzo di liturgie vuote.
“Li ho uccisi con le parole della mia bocca”: Osea afferma il primato della parola divina, che ha più importanza dei rituali ormai vuoti e senza significato con cui il popolo pretende di lodare e celebrare Dio. L’espressione può urtare la nostra sensibilità: come può la parola divina uccidere? In prima istanza si può dire che la parola profetica “uccide” perché denuncia che l’amore del popolo è ormai finito: “poiché voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti”. Ma se l’amore del popolo per Dio è ormai morto, allora, in seconda istanza, si può dire che il popolo stesso, che si fonda sull’alleanza con Dio, è in pericolo di vita: e quindi la parola profetica si fa annuncio di morte imminente per il popolo, estremo appello alla conversione. Se però davvero risuona l’ultimo appello, ecco che il popolo è posto di fronte ad una alternativa decisiva: non ascoltarlo significa morire. La parola profetica uccide, perché inchioda alle sue responsabilità un popolo incapace di scegliere il bene. Come la legge in S. Paolo, anche la parola profetica diviene rivelazione del peccato e strumento di condanna, finché non venga riscattata da Cristo.