Il Vangelo: Missione possibile (Sul monte della promessa)

Guardare e toccare

Un’altra volta nella Bibbia il monte è il luogo di un addio: Mosè contempla dall’alto la Terra promessa, solo per guardarla, senza poter entrare. Qui però la scena è completamente diversa: sono i discepoli che contemplano e adorano Cristo risorto, realizzatore delle promesse. Un’era nuova sta cominciando. La persona di Gesù è la vera, nuova, terra promessa, il destino del nuovo popolo di Dio, il compimento di tutte le attese.

Il dubbio

Qui comprendiamo anche il dubbio dei discepoli: non è il tipo di compimento che essi si sarebbero aspettati. Il risorto appare a loro, ma non appare ai suoi nemici. Gesù vince la morte, ma non stravince, come forse essi vorrebbero, mostrando il suo potere e imponendosi con la forza. Si può comprendere il dubbio dei discepoli, perché è anche il nostro: resurrezione e saluto finale sembrano incompatibili. Come può Gesù essere vincitore, se deve andarsene, e per di più in sordina, senza esser rivelato a tutti?

La conferma

Gesù si avvicina. Viene incontro al dubbio dei suoi discepoli, non a quello dei suoi nemici. Viene incontro alle domande di chi crede, non soddisfa con facili prove coloro che gli sono ostili. Solo i suoi amici possono capire: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra”. Il potere dato dal Padre, il potere del perdono, della misericordia, del trasformare il male in bene. Il potere di guidare la storia al di là dei giochi di potere e delle illusioni dei grandi e dei dominatori. Vincere il dubbio significa entrare nella carità di Dio, avere lo sguardo sul suo progetto.

La missione

La fede non si esaurisce in un’adesione teorica. Non basta (anche se è già molto, ed è difficile) credere che Gesù è il signore della storia. Non basta immaginarlo presso il padre, nell’alto dei cieli. Occorre partire: “Andate dunque, e fate discepoli tutti i popoli”· La vita stessa dei discepoli mostrerà la realtà di ciò che affermano: che davvero Gesù ha la forza di far passare dalla morte alla vita, dalla disperazione alla speranza, di trasformare il dolore in gioia. La missione è il necessario completamento della fede, la prosecuzione della lotta e della vittoria di Gesù.

In ascolto del Maestro

Secondo la sensibilità propria di Matteo, la missione è definita come “rendere discepole” le nazioni. Il Gesù di Matteo è un maestro che parla, insegna, spiega. La fede quindi si configura come “discepolato”, da non intendersi però solo come ascolto, ma come “imitazione” del maestro. I discepoli non sono portatori solo di una dottrina, ma soprattutto di un legame vitale. In cui però è importante anche la comprensione, l’ascolto, l’approfondimento.

Nel nome del Padre

Accanto al discepolato, si colloca immediatamente il gesto liturgico del Battesimo, con una importantissima menzione della fede trinitaria. Si diventa discepoli principalmente attraverso il battesimo, e quindi attraverso un’opera che non è umana, ma compiuta da Dio stesso, perché realizzata nel suo nome. Il battesimo è dunque opera di Dio, ma il suo nome è articolato in maniera nuova: Padre, Figlio, Spirito Santo. La fede battesimale presenta da subito il mistero della trinità, che sfida la conoscenza e la comprensione umana.

Tutto ciò che ho comandato

A conclusione del mandato, viene l’osservanza. Una fede che si fa azione, realizzazione pratica, vita vissuta. La Legge non è più un’esclusiva del solo popolo di Israele, ma ora a tutti è offerta la possibilità di vivere secondo Dio. Il mondo intero è divenuto terra promessa, tutti i popoli ora possono essere popolo di Dio. Ed è per questo che Gesù deve partire: per poter restare in ogni momento, in ogni luogo, con ciascuno dei suoi discepoli.

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Aggiunta da fulvio
Nodi per l'omelia da fulvio

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