Dalla fede mediatica alla fede personale

Commento: dalla fede mediatica alla fede personale

Lontano dal cuore

Non so se i discepoli di Emmaus, come li chiamiamo ormai da secoli, abitassero davvero a Emmaus: questo oscuro villaggio era forse solo una tappa secondaria del loro cammmino, che era piuttosto e soprattutto una fuga da Gerusalemme. La fuga dalla città santa, dal centro della fede del popolo ebraico, dal luogo della morte di Gesù. Lontano da Gerusalemme, lontani da una delusione. I discepoli in fuga mi sembrano assomigliare molto ai “cristiani mediatici” del nostro tempo. Perché cristiani mediatici? Perché il contatto vivo con la comunità, con la Parola di Dio, con i testimoni della fede si è affievolito. La fuga a dire il vero non è dalla città: i cristiani mediatici sono per lo più abitanti delle città. La fuga non avviene verso un oscuro villaggio, ma è il rifugiarsi nel privato, nel nido intimo delle proprie case o nella dispersione di esistenze affannate.

La fuga statica

Si tratta di una fuga che a dire il vero non è una fuga: è un semplice restar fermi. Un vivere come gli altri uomini, un adeguarsi ai ritmi del mondo. Che cosa resta della fede? Ciò che resta ai nostri due discepoli: le discussioni, le chiacchiere, le delusioni. Il cristiano mediatico vive di ricordi: quello che ha vissuto da giovane, in parrocchia, in oratorio, negli scout... fino al momento in cui ha cominciato a vivere veramente: e allora è finito il contatto con Dio. Che cosa resta oltre ai ricordi? Rimangono appunto le chiacchiere televisive, le notizie sui giornali.

La delusione

C'è nel cristiano mediatico una nostalgia di emozioni, di sentimenti, di esperienze vissute. Ma si accompagna alla delusione: molte promesse non si sono realizzate. Per qualcuno la fede giovanile, entusiasta e sognatrice, non è mai riuscita a diventare fede adulta, incarnata, vissuta nel quotidiano. A volte la delusione nasce dall'incontro con preti, cristiani, parrocchie, realtà molto concrete che sembrano smentire la bellezza del Vangelo. Altre volte la delusione nasce da un matrimonio andato male, da esperienze affettive inconcludenti: al senso di fallimento si accompagna il senso di colpa e di punizione per le regole della Chiesa, vissute come troppo rigide.

Parole al vento

Ma non tutti i cristiani mediatici sono delusi: molti, semplicemente, vivono, si comportano bene, sono onesti, non fanno male a nessuno... ciò che li caratterizza è il vivere ai margini della comunità cristiana concreta, vista come deludente e povera. Però ci sono molte altre esperienze che vengono desiderate, e sostitutive: essi guardano gli sceneggiati su Padre Pio, la serie su don Matteo, i programmi televisivi di approfondimento, leggono i giornali, si informano, si scandalizzano, partecipano a concerti nelle basiliche, fanno anche viaggi e pellegrinaggi. Non frequentano la Messa, la catechesi, esperienze parrocchiali, ma leggono, si informano, dibattono su Internet, qualcuno scrive perfino sui giornali. Molti sono andati al funerale di Giovanni Paolo II, molti andranno a vedere la salma di Padre Pio, o dovunque altro ci sia una massa di gente che si riunisce per alti scopi religiosi.

Come i discepoli di Emmaus

Anche i due sconosciuti discepoli scendevano verso Emmaus, scambiandosi feroci discussioni. Chiusi nel circolo delle loro discussioni. Finché non viene il Risorto, si affianca a loro, e chiede: “Di che cosa state discutendo?”. E questi raccontano: raccontano il Vangelo. E' un Vangelo che conoscono, anche se senza passione, senza slancio. E' un Vangelo che sembra ormai impossibile da praticare e realizzare. Non si può vivere una fede mediatica, ahimè. Non si può vivere una fede fatta solo di sogni, di slanci, dei nostri desideri umani.

Stolti e tardi di cuore

Alla fede mediatica manca il cuore (anche se le emozioni abbondano): cioè la capacità di scegliere, di decidere, di impegnarsi in profondità. E per far recuperare il cuore, il risorto ripropone ai due discepoli la dura parola della croce: “bisognava che attraversasse queste sofferenze, per entrare nella sua gloria”. Il cuore non si nutre di emozioni passeggere: chiede di essere infiammato dalla parola di Dio. E per questo il risorto spiega nelle Scritture tutto ciò che lo riguarda. Solo dopo si accorgeranno che il cuore stava prendendo fuoco.

Nello spezzare il pane

L’incontro con il Risorto diventa pieno nel momento in cui spezza il pane. E' da notare che questo semplice gesto si ripete, ogni domenica, in tutte le nostre Chiese. La scena ce li presenta in tre: Gesù e i due discepoli. Subito dopo, si ritrovano in due. Il Risorto resta inafferrabile. Ma rimette in movimento la vita. Quando i nostri credenti addormentati abbandoneranno la fede mediatica, e ricominceranno un vero cammino con il Risorto? E chi sarà capace di affiancarsi a loro e di accompagnarli?