IV di Avvento, I lettura: una tenda per Dio, una casa per Davide

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno

La vita di Davide, dopo tante battaglie, tante peripezie, tanti pericoli, si è finalmente adagiata su acque più tranquille. Davide in tutte le sue angoscie non si è mai perso d’animo, e ha sempre avuto fiducia in Dio. Diventa dunque immagine dell’uomo realizzato e felice, che tuttavia non si dimentica di chi gli ha fatto raggiungere tanto benessere.

“Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda”
Il progetto di David è costruire un tempio per il suo Dio, a cui deve la sua felicità. Tuttavia ciò significa che l’arca deve abbandonare “i teli di una tenda” in cui sta. La tenda dell’alleanza ricorda a Israele la sua vita nomade e precaria, le origini umili e ingloriose di un popolo che deve la sua esistenza unicamente al suo Dio. Il progetto di David è togliere l’arca dalla tenda, per riporla in una casa di cedro, in una dimora più prestigiosa. Nonostante le buone intenzioni, il rischio è di ingabbiare Dio, dimenticare le proprie radici, far finta di avere un presente sicuro e autosufficiente.
“Sono stato con te dovunque sei andato”: la visione di Natan fa ripercorrere tutta l’esperienza di David. Dio lo ha sempre accompagnato, sembra dire il il Signore, anche perché era il Dio che abitava in una tenda, che non era legato a un tempio, che era rimasto il Dio dei nomadi e dei poveri.
“Il Signore ti annuncia che farà a te una casa”: Davide pensa al presente, Dio guarda oltre, guarda al futuro. Davide pensa a una casa di legno e pietra, Dio ha in mente un progetto ancora più grande: una dinastia regale stabile e duratura. Che non sarà opera di David, ma dono esclusivo di Dio. Solo allora, quando la promessa si sarà compiuta, sarà possibile costruire un tempio stabile, che resterà celebrazione esclusiva della grandezza di Dio, e non della potenza di un uomo.